LaRecherche.it
Scrivi un commento
al testo di Antonio Aiello
|
|||
Poco più che ventenne ed in compagnia della mia prima sorellina Claudia, feci una speciale passeggiata serale sulla strada principale d'un paesino di alta collina cilentana… Lei era vivace e burloncina e spesso lieta di essere e di esserci ed ebbra di piacere e di piacersi, all’insegna d’una delizia folgorante! L’aria era satura di profumi e percorsa da soavi venticelli e tutta splendore di luna, che aleggiava di gentilezza e tenerezza, con una luce tanto chiara e radiosa che alberi, cespugli e manto stradale erano visibili quasi come in pieno giorno. Era proprio una luna, quasi discesa in mezzo a noi, per regalare incanti!…
Ma, mentre procedevamo così circonfusi di beatitudine, dopo qualche centinaio di metri, fuori dell’abitato, avvertimmo un rumore quasi assordante di passi, provenienti da una strada che scendeva dall’alto e che più avanti incrociava la nostra per proseguire verso il sottostante cimitero… peraltro, privo di qualsiasi muretto o recinzione… Il rumore dei passi era tanto poderoso e ponderoso che ci fece sobbalzare… e così immaginammo che appartenessero ad un massiccio gigante, più alto di due giraffe una sull’altra … Dopo un po’, io e Claudia ci trovammo quasi all’incrocio delle due strade e sentendo quei passi ormai quasi prossimi e non avvistandone l’autore, ci fermammo assai stupiti ed inquieti… anche quei passi si fermarono!… allora il terrore si impadronì della bella Claudia che scoppiò in un pianto disperato... ma io subito la soccorsi con un abbraccio, accompagnato da parole incoraggianti, e, riuscendo un po’ a calmarla, le proposi di invertire la marcia a passo lesto e lungo, però senza correre, per non dare al “gigante” l’impressione di essere atterriti.
E così, di buona lena, prendemmo la via del ritorno, nell’ansiosa speranza di non essere raggiunti… gli enormi passi cupi -come per inseguirci- ripresero la loro marcia… ma giunti all’incrocio delle strade… si lanciarono -rimbombando furiosamente- in direzione del cimitero…
Allora noi due, rincuorati e sollevati, rientrammo in paese per rifugiarci nella nostra dimora, accolti -come sempre- dalla fervida lietezza dei nostri genitori, a cui non facemmo parola dell’accaduto. |
|